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16° Congresso Internazionale di Arti Turche

Dal 3 al 5 ottobre, l’Università Hacettepe di Ankara ospiterà il 16° Congresso Internazionale di Arti Turche. Al convegno partecipano numerosi e insigni gli studiosi con lectures che vanno dall’arte e dall’architettura ottomana, alle relazioni italo-turche, all’archeologia, alla numismatica e all’epigrafia, alle arti decorative, alla musica, all’arte contemporanea in Turchia, all’architettura religiosa e devozionale, alla ceramica ottomana sino alla raffinata arte del tappeto.

L’Istituto Italiano di Cultura sostiene la partecipazione degli studiosi italiani, Giulia Bei e Stefano Ionescu. Per il programma completo del convegno, cliccare al seguente link: http://www.icta16.hacettepe.edu.tr/icta_eng/index_eng.html

 

Stefano Ionescu

I Tappeti ‘Transilvania’ e la Relazione con l’Architettura

Con circa 750 esemplari, i tappetti cosidetti ‘Transilvania’ (dal nome della regione dove è sopravvissuto il maggior numero di tappeti) rappresentano il gruppo più consistente e forse più affascinante di tappeti Anatolici da preghiera del 17° sec.; tale gruppo, per ragioni storiche, è meno conosciuto e meno presente in Turchia.

E’ stato già notato come questi tappeti, che discendono dai prototipi di Corte Ottomana del 16° secolo, fanno uso di elementi architettonici che si combinano con altri motivi, tipici dello stile floreale elaborato dagli artisti del Nakashane.

Il gruppo più spettacolare, i ‘Transilvania’ a colonne, (di cui il più bel esemplare è il tappeto Davanzati, sopravvissuto a Firenze) è caratterizzato da un arco tripartito con colonne binate. Questo motivo alquanto insolito, che ricorda gli archi della Corte dei Leoni dell’Alhambra è stato collegato da alcuni studiosi con l’arrivo degli ebrei Sefarditi ad Istanbul.

L’autore presenterà un ampio materiale a sostegno di una nuova ipotesi: la fusione fra motivi Romani, Bizantini (le colonne con capitelli corinzi) o Cristiani (per esempio l’uso di colonne binate allungate, come quelle della chiesa di Ani) con motivi tipici dell’iconografia Islamica, già presenti nelle miniature Safavidi (il fregio crenelato e la cupola). L’insieme presenta una straordinaria somiglianza con alcuni edifici islamici, come il portale della grande Moschea di Quairuan.

 

Giulia Bei

Pubblicità nell’Ottocento: un racconto. La rappresentazione dell’Oriente nelle figurine Liebig

Questo lavoro si propone di analizzare i cartoncini pubblicitari – anche detti figurine – distribuiti dalla Compagnia Liebig a partire dal 1872 per pubblicizzare l’estratto di carne Liebig, aventi come soggetto l’Oriente e, in particolare, l’Impero ottomano. L’estratto di carne aveva rappresentato una vera e propria rivoluzione nell’industria alimentare dell’epoca. A sviluppare il metodo di estrazione del preparato era stato il chimico tedesco Justus von Liebig (1803 – 1873). Ad oggi Liebig non è ricordato solamente per essere stato un pioniere della conservazione alimentare, ma anche per il contributo che egli ha dato ai settori del marketing e della pubblicità. A partire dal 1872, in Francia, la Compagnia Liebig aveva infatti iniziato a distribuire delle figurine pubblicitarie con l’intento di far conoscere alla clientela l’estratto di carne e di promuoverne le proprietà nutritive. L’iniziativa si rivelò vincente: ben presto le figurine iniziarono ad essere distribuite in serie tematiche, divenendo una sorta di enciclopedia tascabile. Toccando materie come la geografia, la storia nazionale e mondiale, l’antropologia, la scienza e la letteratura, l’estratto di carne Liebig si presentava sul mercato come un prodotto che nutre tanto il corpo quanto la mente.

In breve tempo le figurine Liebig divennero un oggetto da collezione; a grande richiesta iniziarono ad essere distribuite in tutta Europa in tedesco, inglese, olandese e italiano e continuarono ad essere emesse quasi ininterrottamente fino al 1975. Importante dal punto di vista della storia del collezionismo è stato anche il contributo della Compagnia Italiana Liebig, fondata a Milano nel 1932. Questa ha emesso ben 1311 serie originali. Per mezzo dell’analisi di una selezione di figurine, si intende fornire degli spunti per una riflessione sulla rappresentazione occidentale dell’Oriente e dell’Impero ottomano attraverso gli anni. Dalla serie dedicata a Solimano il Magnifico a quella sulla Guerra italo-turca, le figurine Liebig si impongono come un oggetto di studio originale e interessante.

Stefano Ionesco, nato a Timisoara ai confini della Transilvania, ha studiato all’università di Bucarest e risiede a Roma dal 1975. E’ uno studioso indipendente di tappeti orientali ed ha dedicato oltre vent’anni di ricerca ai tappeti anatolici, in particolare a quelli sopravvissuti in Transilvania. Questa regione infatti conserva il più ricco e meglio conservato corpus di tappeti turchi di piccole dimensioni al di fuori del mondo islamico: è un lotto composto da almeno quattrocento esemplari riconducibili al periodo d’oro delle manifatture ottomane, dal XVI al XVIII secolo, che comprende tappeti Holbein, Ushak, Lotto, Selendi e un consistente nucleo di cosidetti “tappeti transilvanici”. Nel suo studio Antique Ottoman Rugs in Transylvania, Stefano Iunescu ha pubblicato l’intera collezione della Chiesa Nera, assiema ai più importanti esemplari presenti in chiese e musei rumeni. Il volume è l’unico studio sui tappeti ad aver ricevuto il prestigioso premio in storia dell’arte dalla Accademia Rumena. Per una lista completa delle numerose pubblicazioni a cura di Stefano Ionescu, è possibile consultare il sito: www.transylvanianrugs.com

Giulia Bei è dottoranda presso il dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università Istanbul. Ha conseguito la laurea magistrale in Storia dell’Arte presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma La Sapienza con una tesi in Archeologia e Storia dell’Arte Islamica, sotto la supervisione della prof.ssa M.V. Fontana e del prof. M.Bernardini. Si occupa del periodo tardo ottomano ed è studiosa di lingua turca e ottomana. Tra il 2015 e il 2017 ha collaborato con l’Istituto per l’Oriente C.A. Nallino di Roma per il progetto denominato “I fondi turcologici nel Lazio”, per il quale ha ricevuto dei finanziamenti europei. Ha maturato le sue competenze linguistiche attraverso lunghe permanenze in Turchia, si interessa di traduzione ed è richiesta come interprete per iniziative e produzioni culturali.

  • Organizzato da: Hacettepe University